Zucchero e depressione

L’elevato consumo di zucchero nella dieta è associato ad un maggiore rischio di depressione

Uno studio basato sui dati di 18.400 partecipanti dopo aver completato l'indagine dei Centers for Disease Control and Prevention National Health and Nutrition Examination nel periodo compreso tra il 2011 e il 2018 mostrava come un’alimentazione composta da zuccheri determini una maggiore incidenza di fenomeni di tipo depressivo.


Durante due interviste effettuate a distanza di 3-10 giorni l'una dall'altra, i ricercatori hanno raccolto informazioni sull'assunzione giornaliera di zuccheri calcolata sulla somma degli zuccheri contenuti in tutti gli alimenti e le bevande consumate nelle ultime 24 ore e sui livelli di depressione considerando gli item del Patient Health Questionnaire-9 (PHQ-9).

Dai dati raccolti, risultava un aumento dell’incidenza della depressione del 28% per ogni aumento di 100 g/d di assunzione di zucchero (OR, 1,28; P< .001). Inoltre i partecipanti che consumavano la maggior quantità di zucchero al giorno mostravano un rischio di depressione aumentato del 33% (OR, 1,33; P= .003) rispetto a quelli che ne consumavano meno.


Non si è ancora indagato sulle cause di questa correlazione ma una possibilità è che una dieta ad alto contenuto di zuccheri possa alterare il microbiota intestinale, portando così alla depressione. Gli studi andrebbero approfonditi soprattutto per capire i meccanismi di causalità che legano l’assunzione di zucchero ad un aumentato rischio di depressione e differenziare le tipologie di zuccheri assunti (amidi, cereali integrali, zuccheri semplici, dolcificanti, ecc).


La professione del nutrizionista “attento” sarà allora quella di fornire Indicazioni nutrizionali mirate a capire come alcuni zuccheri per esempio a differenza di altri o come la combinazione e associazione di questi all’interno di un pasto insieme ad altri fonti alimentari possa incidere sullo stato d’animo, sul nervosismo, sull’ansia e sullo stato depressivo e quindi anche sui livelli di stanchezza/spossatezza spesso non correlati ad una reale motivazione


Fonte. Lu Zhang, della Shandong University of Traditional Chinese Medicine di Jinan, Cina, ha guidato lo studio, che è stato pubblicato onlinel'8 febbraio 2024, inBMC Psychiatry.

 



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