Percorsi di educazione alimentare
La prevalenza dell’obesità nei bambini e negli adolescenti continua a crescere. Gli epidemiologi hanno allertato sulla possibilità che i nati in questo secolo possano avere una durata di vita inferiore a quella dei genitori proprio a causa dell’obesità e delle patologie cardiovascolari conseguenti. In Europa il numero di bambini in sovrappeso è in aumento: attualmente 1 bambino su 3 tra i 6 e i 9 anni è in sovrappeso o obeso.
Tra le motivazioni principali vi è un importante sottostima, da parte dei genitori, del sovrappeso, del danno fisico (spesso silente nelle prime fasi) e dei fattori obsogeni (sedentarietà, junk food), a cui tutti siamo sottoposti. Il consiglio degli esperti è di intervenire in maniera puntuale nei primi anni di vita per ridurre il rischio di obesità, perché fornire ai bambini uno stile di vita più sano li aiuterà da adulti a rispettare delle regole precise e rimanere in salute. Riguardo l’attività fisica, le linee guida pediatriche raccomandano l’esecuzione di almeno 60 minuti di esercizio al giorno.

L’industria alimentare e i bambini
I grassi idrogenati sono presenti un pò dappertutto nei prodotti industriali (soprattutto in quelli destinati all’alimentazione dei bambini e adolescenti): biscotti, grissini, dadi da brodo, margarine, brioche, merendine, barrette, cioccolata, pizzette, panna pronta, gelati, piatti pronti, fette biscottate, bevande energetiche, cereali per la colazione, caramelle, ecc. L’idrogenazione (indurimento degli oli vegetali), crea dei composti sconosciuti al nostro organismo e composti rari da trovare in natura (acidi grassi “trans”), che risultano sia di difficile digestione sia molto ricchi di nichel (una sostanza fortemente allergenica).
E’ stata dimostrato l’effetto peggiorativo sul colesterolo LDL in seguito all’assunzione di grassi idrogenati. Anche sui grassi “trans” si è visto che in seguito all’assunzione viene persa capacità di smontare i grassi in eccesso e di esprimere gli enzimi lipotici. Un’ottima ragione per fare a meno di questi prodotti, soprattutto evitiamoli ai bambini, perchè questi grassi quando sono rancidi, aterati da cottura (fritti) o idrogenati, determinano un processo di forte intossicazione e accumulo di scorte L’alimentazione della mamma e la salute della mamma sono dei fattori epigenetici fondamentali cioè capace di determinare l’espressione o meno di alcuni fenotipi nel nascituro.
In gravidanza
Mangiare cibo da fast food o spazzatura durante la gravidanza induce una modifica nel processo di segnalazione degli oppioidi nel cervello del feto per cui il bambino sviluppa una maggiore tolleranza a zuccheri e grassi e ne avverte un maggior bisogno, in quanto si osserva una disregolazione dei sensori che regolano il senso di sazietà e di quelli che fanno scegliere il cibo con una maggiore tolleranza e richiesta di cibi junk food anche da parte del bambino. Siamo esposti in maniera assidua alla visione di filmati e all’ascolto di messaggi pubblicitari sul consumo di alimenti di scarsa qualità, privi di valore nutrizionale, falsamente sazianti e incredibilmente pieni di sapore (grazie alla presenza di aromi atificiali, insaporitori e superstimoli)
In letteratura scientifica sono noti alcuni dati:
- Una donna in gravidanza con un diabete gestazionale avrà molta probabilità di avere un figlio che svilupperà diabete a sua volta e malattie cardiovascolari;
- Nella prole esposta a diabete materno e gestazionale si ha aumento del rischio di diabete, obesità e del rischio di complicanze cardiovascolari oltre che di diabete nelle generazioni successive;
- Donne che consumano zuccheri o bevande zuccherate o succhi di frutta in gravidanza si osserva una probabilità più alta di avere un bambino con un maggiore BMI e aumento di massa grassa in bambini di età minore o uguale a 6 anni;
- Gli autoanticorpi materni specifici per l’autismo sono più diffusi tra le madri con diagnosi di diabete, disturbi ipertensivi e sindrome metabolica o moderatamente in sovrappeso rispetto alle madri sane;
- La prole delle madri con iperglicemia durante la gravidanza ha una maggiore incidenza di disturbi neuropsichiatrici a lungo termine rispetto alla prole di una gravidanza normale.